Introduzione della Barbera d’Asti Docg Riserva, inserimento delle unità geografiche aggiuntive (comunale o regionale “Piemonte”), e introduzione delle sottozone Calliano Monferrato e Casorzo Monferrato, accanto Tinella e Colli Astiani. Queste le novità che riguardano il disciplinare di produzione del Barbera d’Asti Docg, decise dall’assemblea del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato.
Le modifiche entreranno in vigore non prima della vendemmia 2023, per consentire a tutti i produttori di adeguarsi alla normativa. Il provvedimento passa ora al tavolo tecnico regionale. Toccherà poi al Ministero la valutazione giuridica e la discussione in Comitato vitivinicolo nazionale vini Dop, prima della definitiva pubblicazione delle modifiche al disciplinare del Barbera d’Asti Docg in Gazzetta Ufficiale.
MOBRICI: «PERCORSO CHE PARTE DAL VIGNETO»
A 14 anni dall’ottenimento della Docg, le novità rappresentano «una svolta nella storia» della Barbera piemontese. «L’obiettivo del pacchetto di proposte approvato dall’assemblea dei soci del Consorzio – commenta il presidente del Consorzio, Filippo Mobrici – è prima di tutto quello di ampliare e diversificare l’offerta al mercato nazionale e internazionale, con prodotti di qualità sempre più alta e identificativi della Docg.
Il fatto stesso che la tipologia Riserva potrà essere rivendicabile dopo un invecchiamento minimo di 24 mesi di cui almeno 12 in legno, dà l’idea dei parametri particolarmente esigenti richiesti per fregiarsi di questa denominazione.
Un percorso che parte necessariamente dal vigneto per arrivare in cantina. Testimonia la continua e costante ricerca di qualità che è la mission fondamentale delle oltre 400 aziende aderenti al nostro Consorzio».
L’ente tutela 13 Doc e Docg. Con 12 mila ettari e i 65 milioni di bottiglie rappresenta un terzo della superficie viticola a denominazione d’origine della regione Piemonte.
LE MODIFICHE AL DISCIPLINARE DEL BARBERA D’ASTI DOCG
Nel dettaglio, l’affinamento di minimo 2 anni per la tipologia Barbera d’Asti Docg Riserva partirà dal 1° novembre dell’anno in cui sono state raccolte le uve. «Seguendo il faro della crescita qualitativa dei vini e del territorio», l’assemblea del Consorzio è arrivata poi alle modifiche degli articoli 4 e 6 del disciplinare di produzione del Barbera d’Asti.
Sono stati aumentati i parametri qualitativi: il titolo alcolometrico minimo naturale delle uve è salito a 13% e 13.50% per la Barbera d’Asti Superiore. È stata quindi inserita la clausola di salvaguardia per le annate climaticamente sfavorevoli. Un provvedimento, spiega l’ente piemontese, che «permetterà al Consorzio di chiedere alla Regione di stabilire un titolo di mezzo grado inferiore».
Le modifiche all’articolo 6 incidono invece sui consumi. Il titolo alcolometrico totale minimo va a 13% e 13,50% per la Barbera d’Asti Superiore. L’estratto non riduttore passa a 25 g/l e 26 per la Superiore e a 27 per le Sottozone Colli Astiani-Astiano e Tinella.
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